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Storie di riscatto e resilienza nelle fotografie di Angèle Etoundi Essamba

di Teresa Lanna.

Storie di riscatto e resilienza nelle fotografie di Angèle Etoundi Essamba

Scardinare gli stereotipi è ancora necessario al giorno d’oggi ed io continuo ad esplorare il mondo in cui vivo”. Questo è il faro che illumina ed anima il percorso artistico di Angèle Etoundi Essamba, fotografa di origine camerunense, ma radicata in Olanda, da sempre in prima linea nel riflettere, per poi ritrarre, attraverso il suo obiettivo, la vera identità della donna africana. L’artista, da circa quarant’anni, osserva la realtà con gli occhi delle donne che fotografa, focalizzandosi unicamente su ciò che esprime l’essere umano: da solo, in coppia o in gruppo.

Il lavoro di Essamba rappresenta una sorta di spartiacque rispetto alle immagini stereotipate delle donne nere, spesso rappresentate come sottomesse, passive, dipendenti, esotiche e confinate in determinati ruoli. La fotografa camerunense, al contrario, cerca di mettere in luce la dimensione simbolica ed estetica del corpo femminile, concentrandosi su gesti, espressioni ed emozioni, per far emergere la bellezza interiore e cambiare la narrativa.

Nata in Camerun e cresciuta in Francia, Angèle Etoundi Essamba si è diplomata alla Dutch Photography School di Amsterdam, dove tuttora vive, laureandosi, inoltre, in storia dell’arte. Dalla sua prima personale, tenutasi nel 1985 ad Amsterdam, il suo lavoro è stato spesso esposto in musei, istituzioni, Biennali (Biennale di Venezia, Biennale dell’Avana e Biennale di Johannesburg), fiere e gallerie in Europa, Africa, Stati Uniti, America Latina ed Asia.

Le fotografie di Essamba sono state commentate in diverse pubblicazioni. Tra queste: Passion, 1989; Contrasti, 1995; Simboli, 1999; Noiri, 2001; La Metamorfosi del Sublime, 2003; Dialoghi, 2006; Veli e svelamenti, 2008; L’Africa in aumento, 2010; Africa ci vediamo, ci vediamo, 2011; Desvelos, 2011; Nero e rosso oltre il colore, 2012; Le Donne dell’Acqua, 2013; Invisibili, Donne Africane in Azione, 2015; Forza e Orgoglio, 2016; Figlie della Vita, 2018; Rinascimento, 2019.
Il suo lavoro è presente anche in rinomate collezioni pubbliche, come le seguenti: Museum of Modern Art (MoMA) di New York; Museo d’arte Memphis Brooks di Memphis; Museo d’arte di Boca Raton, Florida; Il Museo Nazionale delle Donne nelle Arti, Washington DC; Museo d’arte di Fitchburg, Massachusetts; Hood Museum, Dartmouth New Hampshire e World Bank Art Program, Washington D.C.

Femme du monde 7, 2005

L’intervista

[Teresa Lanna]: Lei vive e lavora ad Amsterdam, dove nel 1985 ha tenuto la sua prima mostra personale. Quali sono le emozioni che hanno accompagnato la sua prima esposizione e qual è l’impatto che ha avuto sul pubblico?

[Angèle Etoundi Essamba]: È stata un’esperienza davvero travolgente; ancora di più perché avvenuta dopo una serie di rifiuti da parte di gallerie che non volevano nemmeno guardare il mio portfolio, o che, dopo avermi detto che mi avrebbero ricontattato in futuro, in realtà non hanno mai mantenuto fede a quanto asserito. Questa prima esposizione ha rappresentato un momento chiave all’interno del mio percorso artistico, soprattutto perché mi ha aperto tanti nuovi orizzonti. Infatti, sin dalla mia prima mostra, avvenuta nel 1985 alla Maison Descartes di Amsterdam, il mio lavoro è stato ampiamente esposto in musei, istituzioni, biennali, fiere d’arte e gallerie in Europa, Africa, Stati Uniti, America Latina e Asia. Gli ultimi due anni, inoltre, sono stati una consacrazione, per certi versi una pietra miliare, perché le mie opere sono state valorizzate in collezioni come, ad esempio, quelle del Museum of Modern Art (MoMA) di New York, del Museo d’arte Memphis Brooks di Memphis, del Museo d’arte di Boca Raton, Florida, e in diverse altre. Questo ha reso non solo possibile ad un pubblico più ampio di vedere e conoscere le mie opere, ma di renderle anche fonti di ispirazione per le nuove generazioni di artiste donne africane.

Cosa l’ha spinta a diventare una fotografa e quali sono stati i fotografi o le opere d’arte che l’hanno maggiormente ispirata?

La fotografia, per me, è prima di tutto una passione, ed io l’ho sempre amata, prima ancora di rendermi conto di voler diventare una fotografa. Mi affascina il potere che le immagini hanno di toccare la parte più profonda della nostra anima. Spesso si afferma che un’immagine vale, o ‘dice’ più di mille parole; è proprio così. La fotografia ha un linguaggio universale che trascende ogni confine, razza, bagaglio culturale, genere, … Da piccola guardavo sempre le persone; ne scrutavo i movimenti, i gesti, gli atteggiamenti, gli sguardi, le espressioni, e soprattutto le emozioni. Da sempre, lo trovo bello ed intrigante. Nella mia mente di bambina amavo fantasticare su come potessi fare, un giorno, per catturare tutto ciò. È stato solo quando frequentavo il liceo, in Francia, che presi in mano per la prima volta una macchina fotografica. Fu un regalo del mio migliore amico e non dimenticherò mai l’emozione provata in quell’occasione; è stato semplicemente magico, anche se ci è voluto del tempo per imparare a non ‘tagliare’ la testa delle persone all’interno dell’inquadratura. Ciò che mi interessa di più non è scattare foto, ma fare foto: la storia che voglio raccontare, la messa in scena, il rapporto costruito con la modella. Questo è ciò che conta per me.

Lei è da sempre attratta dalla figura della donna africana, che ritrae con immagini completamente opposte agli stereotipi dei media occidentali, che le descrivono passive e sottomesse. A che punto siamo, secondo lei, nel cammino verso la ‘normalizzazione’ del pensiero?

Nell’ambiente in cui ho vissuto, e nel quale ancora vivo, ero guidata dalla mancanza di un’immagine nella quale potessi identificarmi. Ciò mi ha spinto a mettere la donna nera al centro del mio lavoro e a mostrarla in una luce diversa, attraverso il mio obiettivo, con immagini che avessero risonanza anche negli altri. Decostruisco e rompo con quegli stereotipi ed idee preconcette sull’identità della donna di colore; al contrario, mi focalizzo sulle emozioni, su ciò che vedo, che sento, e su ciò che l’essere umano irradia: orgoglio, forza, dignità, bellezza. Cerco di enfatizzare la dimensione simbolica ed estetica attraverso composizioni armoniose. Il corpo femminile nero è abitato dalla vita e dai suoi misteri. È un corpo che interroga, denuncia, si ribella, si meraviglia; parla di battaglie, di realizzazione, di fragilità, ma soprattutto di speranza e resilienza. Le donne che ritraggo rivendicano la propria identità e si fanno carico della propria narrativa per riscrivere la storia.

Noir 37. 2000

Come si è evoluta la sua fotografia nel corso degli anni?

Scardinare gli stereotipi è ancora necessario al giorno d’oggi ed io continuo a esplorare il mondo in cui vivo. La donna nera rimane, per me, una fonte inesauribile di ispirazione ed è naturale che io la celebri, all’interno del mio corpus. Traggo ispirazione da varie fonti, influenze diverse. Il mio lavoro è indissolubilmente legato alla mia identità molteplice: al mio viaggio, che è iniziato in Camerun, dove sono nata, per poi proseguire in Francia, dove sono cresciuta, ed, infine, nei Paesi Bassi, dove vivo e dove ho compiuto la mia formazione come fotografa. Mi sono anche arricchita grazie ai miei numerosi viaggi in tutto il mondo, dai quali ho preso ispirazione (Africa, Europa, America, America Latina, …); incontrare culture diverse, scambiare opinioni, mettere in discussione altre forme d’arte, ha avuto un effetto enorme su di me, contribuendo all’evoluzione e allo sviluppo del mio iter artistico. Inoltre, traggo spunto dagli eventi d’attualità per creare un lavoro che abbia risonanza con il presente; anche la vita privata, le mie esperienze, aspirazioni…; la maternità, il convivere tra due culture, l’identità/alterità, costituiscono, per me, fonti stimolanti e prolifiche.

Quali sono le caratteristiche che predilige nello scegliere i soggetti dei suoi scatti?

Amo mettere in risalto le espressioni umane e le emozioni di ogni tipo.

Roots 4, 2005

Come usa la luce, il colore ed il bianco e nero per creare immagini evocative?

Ho iniziato a lavorare in bianco e nero che, essendo evidente, era l’ideale per enfatizzare il messaggio di armonia all’interno d’una moltitudine di toni e contrasti. Amo la purezza, la semplicità e la potenza, la profondità e la drammaticità ch’esso sprigiona. È una sorta di dichiarazione netta del proprio essere; come a dire; “Questo è ciò che sono”. Mi sento più a mio agio con una foto in bianco e nero perché dà libertà alla mia immaginazione e alla mia fantasia e si fa custode d’un mistero innegabile. Il bianco e nero è senza tempo.

C’è un fotografo italiano a lei piuttosto affine, o che comunque apprezza in maniera particolare?

Non ce n’è uno in particolare.

C’è un criterio che usa nella scelta dei titoli da dare alle sue foto o sono frutto dell’ispirazione del momento? E, di solito, nasce prima lo scatto o il titolo dello stesso?

Solo per le mie serie, ho scelto prima i titoli.

Ce-regard-la1-2

Se dovesse descrivere la sua personalità, quale fotografia, tra le tante scattate fino ad oggi, sceglierebbe d’istinto per rendere l’idea?

Ogni immagine racconta una storia diversa in una fase specifica della mia vita e del mio percorso; tutti gli scatti, nel loro insieme, descrivono la mia personalità multipla.

Nella sua prima retrospettiva italiana, a Roma, lei mostra, ancora una volta, il suo impegno culturale di genere. –The girl with the ambre earring, Renaissance, A-fil-liation, Noirs, Unveilings – sono uno straordinario racconto visivo. Può descriverci brevemente cosa accomuna gli scatti presenti in ciascuna sezione?

Le varie serie hanno in comune il fatto di rompere con gli stereotipi sulle donne di colore, mostrando il loro orgoglio, la loro forza, la loro consapevolezza e la loro dignità.

Infine: quale è stato il più bel complimento ricevuto per le sue foto, e chi glielo ha fatto?

Ti rispondo con le parole tratte dalla rivista The Eye of Photography: “…Avvicinarsi al lavoro di Angèle Etoundi Essamba significa entrare in contatto con un mondo conosciuto, che è presente in ciascuno dei nostri ricordi, e, allo stesso tempo, ritrovare sé stessi in aspetti insoliti dei propri spazi personali…”.

Riferimenti e contatti
Angèle Etoundi Essamba official Web Site | +31 (0)6 51164872
Essamba Art Photography: Gibraltarstraat 48, 1055 NP, Amsterdam, The Netherlands
Copyright
Tutte le immagini © Angèle Etoundi Essamba
Immagine in evidenza: Angèle Etoundi Essamba – A-fil-liation 10, 2022